Prefazione

Nel bar dove sono si sentono gli schiocchi sordi delle slot-machine, e qualche cinguettio elettronico. Ragazzi di etnia albanese o mediorientale stanno a quei pulsanti. Io correggo le bozze del libretto che raccoglie un po’ di appunti su Dante. E c’è una gara, una specie di gara di assurdità tra quel che io vado compiendo a questo tavolino sperduto sui viali di una città italiana e quell’accanimento pigro alle slot-machine. Chi tra noi è personaggio più strano in questa luce che viene dalle vetrate ? Per Dante, nessuno lo sarebbe. Ognuno a fare i conti con il proprio destino. E con la propria libertà. Dante è uno dei pochi autori che non ti fa sentire a disagio in un bar del genere. Perché lui non fa letteratura. Lui è la poesia del viaggio.

E allora, mi sono detto, posso azzardare. Poiché dare alle stampe un libretto, per quanto smilzo, di appunti danteschi è gesto rischioso e facilmente imputabile di immodestia.

Ma qui, mentre viene la sera dalla vetrata e le slot non smettono di squittire, chi se ne frega delle imputazioni, dell’immodestia. Qui il problema è il viaggio. Solo quello. Il nostro maledetto o benedetto viaggio in questo posto strano chiamato mondo. E il problema è se Beatrice appare dietro la porta a vetri e se entra.

E il problema, come sapeva Dante, è se poi qualcosa la porta via.

Quasi nessuno dice ai ragazzi che lo incontrano a scuola o all’università perché Dante ha scritto la Commedia. Non lo dicono, eppure lui lo dichiara più volte. Ma non ci credono. Insegnano Dante ma non credono a Dante.

Per lei, e per tutti. Un’opera scritta per una donna sola, e per trarre via se stesso e tutti dall’infelicità di vedere la beatitudine della vita rubata dalla morte.

Ora su di lui fanno pasto romanzieri, creatori di videogame, registi etc.

Io ho messo qui alcuni miei interventi. Nel libretto c’è confusione. Ci sono corse contromano. E momenti in cui mi devo fermare, perché il fiato manca. C’è qualcosa di quanto ho imparato da grandi e piccoli maestri.

Prendetelo per quello che è. Un libretto su Dante e sull’amore. Deciso in questo bar di solitudini e sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Alcuni testi presenti in questo libretto sono inediti. Si tratta del primo, dedicato a “L’amore come fatto nuovo” e che, come ben si percepisce dalla forma dove son presenti tracce evidenti di parlato, riporta una conferenza da me tenuta nel dicembre 2007, su invito della Sede centrale della Società Dante Alighieri in Roma.

Il secondo testo, “I corpi in paradiso, il paradiso nei corpi” è inedito e rappresenta una riflessione a margine del festival Dante09 che ogni anno dirigo in Ravenna. Nel 2009 fu quello il tema, e mi venne voglia di scriverla.

“Il movimento della poesia. Un lungo appunto su Dante” già apparso in “Non una vita soltanto. Scritti da un’esperienza di poesia” (Marietti 2001) è qui riportato con poche modifiche.

“Dante, l’esperienza, la visione” è apparso in un libretto di lezioni che tengo in varie sedi universitarie e corsi di vario genere, “La parola accesa” (edizioni di Pagina 2009).

Il commento alla Preghiera alla Vergine “Con il mento appoggiato sulle braccia” uscì in una bella edizione Marietti, nel 2005.

La simpatica conversazione con Roberto Benigni, a seguito del suo spettacolo “Tutto Dante” nel quale si ispirava a parti del mio commento di cui sopra al XXXIII del Paradiso, uscì sul quotidiano Avvenire, nel settembre del 2009.