Ci vuole pazienza nell’amore

Ci vuole pazienza nell'amore
e anche impazienza,

luce ma lasciare
spazio anche per l'ombra.

Lo sa il vecchio pino, alto, nel cortile
che ha veduto dalle finestre
e fermato il volo
di parole che per tristezza volevano buttarsi
e poi ha veduto

vetri spalancarsi al sole
spinger via paura, stanchezza
e il morire delle case.

Lo sa che ha trattenute appese
le voci cambiate dei ragazzini
e le occhiate delle donne
sole a fumare alle finestre.

Ci vuole pazienza nell'amore
e anche furia,
la furia bella dei bambini
che ridono e capriòlano
quando ritorna qualcuno,
e fan le corse in corridoio, si fan notare

e quella del pino antico che nel gelo
e nel cupo silenzio della città
stringe le radici, nascoste
come un ferito le sue cicatrici.

 

Quando la casa di notte

Quando la casa di notte
se inizia la pioggia
si anima

finestre che toccano,
porte che un'aria improvvisa
le muove e non si richiudono
piccoli
passi di corsa
sul legno

il viso
della città è stanco, riceve
quell'acqua.
Luminose diventano le oscurità.

Mi ritrovo sveglio come un neonato,
il cuore un evento.

       

Conoscere il respiro, esattamente

I

Conoscere il respiro, esattamente
è l'occupazione degli amanti
toccare
l'acqua misteriosa
del volto silenzioso

dire mio
amore come dire niente

la impaziente luce delle dita
quel che trema e non smette
di tremare.


II


Conoscere
il respiro del giorno, quel che dirada
nella sera
è ansia dolce
se l'oro buio, il nada
l'ombra infiammata
dei volti che si toccano –

e brucia via l'ipnosi
dei cerchi d'orologio.

Non alzate le braccia
contro l'arrivo delle sere, la luce pura
esclamativa delle stelle.

Amare è l'occupazione
di chi non ha paura.

        

Oceano, cucina

I

Verrebbe da dire: me la sono cavata,
fermo stanotte
al tavolo della cucina
mentre qui intorno nelle migliaia di appartamenti

come in strani cunicoli sospesi per l'aria dormono tutti
e l'argento della pioggia finisce nel buio.

Verrebbe da dire:
me la cavo con l'affitto e sorrido ai miei debiti, ma
cos'è ancora questo vino luminoso
e violasangue che mi esce tra i denti,
le notizie come stelle terribili in mente

non si dissolvono i fantasmi d'amore seduti,
la luce sale, li sbianca, sono il viso
di donne, le mani di stracci, carta pesta
e amici che si voltano nell'acqua degli anni.

Il mio amore non sta ancora fermo,
mi alzo ed esco in terrazzo, il cuore è un puma
sulle alture, ho gli occhi di mio figlio,
stanotte é la prima notte del mondo.

 

II

Verrebbe da dire: me la posso
cavare. Ma una volta mi fermai

sul molo di Stone Island
in un mattino splendido, ghiacciato
nel mezzo della corsa
della mia esistenza e sentii

tutta l'oscurità del mare,
l'enigma, il suo respirare

che arriva in questa cucina, in una città
italiana, nel silenzio spogliato,
ed è il vibrare del frigorifero
a trovare la stessa nota dell'oceano,
la luce del video

acceso a nessuno
rende a queste stanze un chiarore di fondale.

Verrebbe da dire : me la sono
cavata, ma non è mai detto e non è
nemmeno giusto da dire
se l'infinito un giorno

e molti giorni in una vita
 ti viene a visitare.

 

 

 

 

       

Esempio FAQ 2

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Esempio FAQ 1

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