Tango della luce (o di che mistero)

Da dove arriva questa luce
che a lampi, a cellule,
a grani duri, da quali
finestre o pertugi pieni
di vento, o da ferite
ancora e ancora –  
da che spari della luna
o pianti selvaggi delle stelle
che assaltano il treno
ancora ancora e danno
la solitudine dei vetri
anche dentro agli occhi –
                               Da dove
arriva, da quali città che
perdono il nome appena
si entra nelle loro strade…

Da quali campi con alberi
di frutteto nero,
vengono le fiamme che
brucia via l’anima del nero –

da quali forni di povera
terra che prende nella pancia
il pane deposto da mani
che tremano
da secoli sulla piccola testa dei figli.

“Luce, luce…” mormora la ballerina
cercando con gli occhi dove comporre
il cigno stanco del corpo

Da che porpora ferita
dal riflesso di latta dei quattrini
e senza alluvione bianca di pietra bianca

e da dove viene tutta la beata
violenza del giorno, come “perdono
di ciò che fa morire”

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