Tango di Marta

Era una sposa che dormiva
sul tavolo della casa al mare
era la mia giovane zia
che ebbe la dolcezza di morire

perché noi si potesse vedere
cosa resta e cosa va via
tra le nubi ventose del giorno
e quando la vita sulle onde sa ballare –

Permetti questo tango, zia ragazza
mia fidanzata, dal giorno di uno sguardo
da bambino. Eri

la sposa di cosa, quale rosa
fiammeggiava nel tuo respiro, nella
mente silenziosa.

                Traversai per seguirti
tutto il possibile dolore degli uomini

vidi come si spezza nell’aria un padre

come si chiudono le ali sul viso
di una madre, le sorelle come mai
nate, e l’amore
con le sue barche sulla riva abbandonate.

E non ci siamo più lasciati. Dimmi
che sarai tra le prime a venire
incontro a me quando il respiro

lo prenderà di colpo il mare.

Tango della luce (o di che mistero)

Da dove arriva questa luce
che a lampi, a cellule,
a grani duri, da quali
finestre o pertugi pieni
di vento, o da ferite
ancora e ancora –  
da che spari della luna
o pianti selvaggi delle stelle
che assaltano il treno
ancora ancora e danno
la solitudine dei vetri
anche dentro agli occhi –
                               Da dove
arriva, da quali città che
perdono il nome appena
si entra nelle loro strade…

Da quali campi con alberi
di frutteto nero,
vengono le fiamme che
brucia via l’anima del nero –

da quali forni di povera
terra che prende nella pancia
il pane deposto da mani
che tremano
da secoli sulla piccola testa dei figli.

“Luce, luce…” mormora la ballerina
cercando con gli occhi dove comporre
il cigno stanco del corpo

Da che porpora ferita
dal riflesso di latta dei quattrini
e senza alluvione bianca di pietra bianca

e da dove viene tutta la beata
violenza del giorno, come “perdono
di ciò che fa morire”

Tango della luna rossa

Grande, grandiosa luna che sei un incendio
e sali con il vento oltre la collina

prendi il tempo che fa piangere quella bambina
e brucialo, grande,
 grandiosa luna
che sei una sorpresa
nella notte così chiara, illesa…
 
Rossa, gigantesca luna che sei un’apparizione
tra i rami e sulle terre arate

prendi i giorni che fan pensare quella bambina
e spargili, rossa, luna gigantesca
tu che sei una regina
nella notte di stoffa moresca…

Tango delle cose da niente

Voglio ballare le cose da niente, quelle che hanno
in comune quasi tutte le persone,
come le lacrime e il sorriso
o il lontano sogno di paradiso…
Un vecchio portachiavi o la matita
morsicata,
             il bicchiere con il nome
inciso,
           una città che qualcuno ha visitata,
un cucchiaio che riflette il mattino
o una biglia di vetro che fa volare angeli sui muri.
E un taccuino
dove hai scritto ricordi che invece se ne sono
andati…
Le cose da niente come un vaso al sole, i vestiti
sui fili per asciugare, un asse
di legno per tagliare il pane,
                                 se c’è qualcosa
da tagliare…   
E come un’ arancia o un’altra cosa allegra
da sbucciare, i cartelli tristi e utili
delle stazioni, una borsa vecchia. E’ il tango
delle cose da niente,
dove qualcosa di speciale
è così presente, da sembrare,
se non balli, assente…

E’ il tango di stasera,
di quest’unica sera nel mondo –
chi sa se tu regina
o niente di ragazzina con il viso sulle mani
stai ad ascoltare…

Tango della donna del sud

La forza perfetta della morte
e della intera vita è in te
donna di luce oscura

e il segreto degli occhi ciechi del mare,

hai il sole chiuso gelosamente nel cuore
e il bianco delle notti
nelle aule alte del silenzio che hai…

Cupo, dolce
roseto delle ore e loro
caduta

rimani corpo velato dai riflessi dell’acqua

Oro che grida dietro ogni viaggio
casa senza pareti del tuo sorriso,
bacio cerchio di frutta silenziosa

sguardo che sostieni dei e visioni
brucia la solitudine dalle mie mani

amore che hai la curva dei ponti in periferia
senza di te
le labbra inaridiscono

senza la stella del sud tutte le stelle,
tutte le stelle dove finiscono…

Tango della notte

Della notte che non passa
sul musicista che ha smesso
di suonare e se ne sta
un animale stanco a fumare

notte che non passa sugli occhi
sbarrati sotto piogge di felicità
perché hanno visto lei
abitare i miracoli e il vento

e che non vuole passare, notte,
sul fiore blu del dolore –

notte che non trova le parole
e allora senza fermarsi più
parla come un ubriaco
che non sa la casa sua dov’è…

e che sui baci fermi non passa
sugli alberi del dolore occhi come stormi
pronti ad alzarsi in volo
se il suo viso d’alba apparirà

notte sulla città in pericolo
dove mille mani di preghiere
non la lasciano passare…

Tango della timidezza

Questo è il tango
che non suonano mai,

gesto sospeso, la mano
nell’ombra,
il saluto che non sai,
il viso via dai riflessi sul vetro

la ragazza luna tra le nuvole
intimidita

il bacio che resta un pensiero

il ragazzo fiore
racchiuso nelle custodie del corpo

e il bicchiere sospeso tra le labbra
e i pianeti

Tango del non saper cosa fare,
della vita ancora tutta vita

timida rosa d’acqua
tra le dita

Tango che non cantano mai,
per te che proprio non vai
e vedi il mondo girare e non vuoi
che ogni cosa finisca d’improvviso

per te che sei tutto in un niente
di sorriso

Tango Argentina argento

Argentina argento, ecco le lacrime
per ogni amore volato
oltre le montagne,
per ogni viso di madre reclinato
con l’ultima luna dei figli

argentina argento delle canzoni
che nel silenzio chiamano
gli ultimi sogni, e argento
sotto la luna dei tigli

la neve dei sorrisi mai dati

argento i soldi di baci finti

argentina desiderata dai poeti
e fuggita dagli angeli, ali

d’argento di bevute buttati negli angoli
e donne che si voltano e son già
svanite

lacrime su strade vuote, dilatate
cuori di latta sonanti
a cui bevono gli animali piangenti
felici, con le loro lingue nell’acqua
rendono dolce il silenzio.

Tango del tuo sguardo

Quando balli cosa vedo
e non vedo

a cosa, ti stai
consegnando, che profilo
di colline d’oro vedi bruciare
mia preziosissima
rosa sopra la spalla che ti porta
e ti toglie il pensiero della musica

che mare vedi arrivare
a prendere il tuo roteare
che non si ferma mai
per convincere l’amore e Dio
a fermarsi in questo posto tra i bicchieri
e gli specchi che inseguono il tuo viso

l’anima che ancora non sai…

Tango della distanza

Tenersi per gli occhi ora
nell’aria tesa di questo tango
non è come allacciare i tuoi fianchi
nella frenesia lunare di baci
che cercavano di diventare stelle –

                                tenersi
solo per le luci protese
delle mani o per le tenebre
caduta tra le dita nei giorni che cambiano
non è come l’esattezza
dei fuochi lungo le vertebre
quando indovinavi il passo nel passo –

e tenersi per i nomi non è
come il fiorire di tutti i nomi
che ti davo nei respiri, roseti
che l’uno nell’altro
fiorivano e morivano e fiorivano …

Ma questa musica
che ha patria e no, patria non ha
e centomila lumi di porti
ci tiene per gli occhi
e per il cuore,
            archi
sa disegnare
e tessuti di fiamme, ricordi
e promesse

nel rtimo che tiene tutte
le gioie e le pene.